Slim… but true!
O come pagine ridotte nei fumetti da edicola non vogliano dire minor divertimento e gusto nell’esperienza del lettore.
In mezzo ai nuovi formati da edicola
Tex Willer è stato l’antesignano e sta veleggiando ormai verso il mitico numero 100 che raggiungerà in un paio di anni (e sotto la guida solida di Mauro Boselli), ma del resto la serie Tex Willer non pare avere disatteso le attese dei lettori semplicemente perché nasce di 64 pagine e quindi non c’è un prima e un dopo. Discorso diverso è quello per i fumetti da edicola della Bugs Samuel Stern e Kalya e soprattutto per Dampyr.
In questa settimana appena trascorsa tra una fumata nera e una fumata bianca dal conclave a Roma (ero in piazza per la prima fumata nera dopo una giornata di lavoro a Roma, ma purtroppo ero già in treno quando c’è stata la fumata bianca per l’elezione di papa Leone XIV), ho casualmente letto solo fumetti ‘slim’ e di questi posso quindi parlarvi nella mia newsletter settimanale. Ho letto qualche fumetto in meno, ma ho letto molto altro per lavoro e mi sono anche concesso di stare al pari con Andor, una bella miniserie dell’universo Star Wars che sta per essere rilanciato anche a fumetti dalla Marvel. Ma per ora lasciamo stare la ‘Galassia lontana lontana’.
E partiamo da casa Bonelli dove Giorgio Giusfredi e Fabio Valdambrini continuano il loro sodalizio sulla serie del Tex giovane e in particolare ci raccontano un altro momento delle origini di Tex: il suo legame con Gunny Bill, un vero mentore, e con una sorta di antesignano di Tex stesso, Charlie Goode, il ragazzo che Gunny aveva sotto la sua ala protettrice prima di Tex. Un personaggio che mostra una psicologia complessa e tormentata, unita ad un agire sul crinale della legge e degli interessi personali. Ma se è stato tirato su da Gunny Bill può essere davvero un cattivo-cattivo? Tanti segnali ci fanno pensare che il suo cuore conservi ancora un forte senso di giustizia, ma la strada che ha percorso sulla via del crimine è molta e temo che l’antagonista o co-protagonista di questa storia sia destinato ad una drammatica (ma anche liberatoria e catartica) fine. Una ballata che suona già struggente grazie anche al tratto corposo e caldo di Valdambrini.
Dampyr n.302 è il vero esordio per me del nuovo formato e del nuovo corso. L’ho già parzialmente anticipato nel mio commento al numero 301, e lo farò con maggior dettaglio sul blog per questo n.302. Gianmaria Contro prende le redini della curatela di Dampyr e si prende anche la responsabilità di indicare quali tipi di storie vorrebbe che ANCHE ci fossero sulla storia testata horror-action della Bonelli (‘anche’ e non ‘solo’).
Ho apprezzato questa scelta di Contro unita ad una narrazione spigliata e dinamica. Una storia per altro ‘a solo’ di Harlan come non se ne sono viste moltissime (e anche su questo ho delle idee, ma ho bisogno di leggere di più per trovare conferma). E di fatto con tutti comprimari nuovi mai visti nella saga. Alcune scelte cinematografiche nel taglio delle tavole e vignette e una variante curiosa (e che ha fatto discutere) nella complessa mitologia dampyriana rispetto ad un peculiare gruppo di non-morti. Anche il tratto di Alfredo Orlandi (storico disegnatore di Martin Mystère) mi è parso ben calato nella storia. Ma ripeto: cambiare la foliazione e cambiare il curatore vuol dire provare anche strade nuove e giustamente chi si assume la responsabilità deve provarci.
In casa Bugs, le versioni slim di Samuel Stern e Kalya sono anche diventate bimestrali, ma lungi dall’essere un lento abbandono delle edicole, pare che la Bugs stia con studiata progettazione riformulando i suoi piani editoriali. Non vuole lasciare l’edicola tanto che lancia con una campagna pubblicitaria memore di ‘Nathan Never lo sa’ un nuovo fumetto da edicola ambientato in Italia. Esordio ufficiale: fine novembre 2025! Lo attendiamo con curiosità!
Ma intanto Samuel e Kalya si sono tarati su una narrazione più breve e anche più continua. Per ora non ci sono storie singole autoconclusive, ma una sola vicenda che si dipana di due mesi in due mesi con cliffhanger costanti nella pagina finale. Un format nuovo che mi ricorda i manga i cui episodi brevi di 20 pagine si concludono sempre sistematicamente con una scena di suspence (certo poi il seguito arriva la settimana successiva, ma con i tankobon non è così invece e le attese possono anche essere lunghe).
Credo che la narrazione ‘Slim’ costringa ad inventare qualcosa di nuovo… siamo sicuri di perderci qualcosa?
Scrivendo fumetti…
Dovrei andare avanti a parlarvi di Decem o forse di altri passi fatti gli anni passati, ma la notizia di ieri è per me da condividervi subito.
Questa che vedete è la copertina di Dampyr 304. Splendida, vero?
Perché è una notizia unica per me?
Perché la storia doppia di Dampyr 304-305 nasce da un mio soggetto breve (dieci righe e poi una paginetta) che è stato accolto da Boselli e poi ulteriormente sviluppato da Claudio Falco che ha sceneggiato l’intera storia per i disegni di Andrea Del Campo. Insomma sul preview Bao-Bonelli non c’è ancora il mio nome, ma sul fumetto nei credits di luglio dovrei apparire sotto la voce ‘Ideazione del soggetto’ o qualcosa del genere. Attendo con voi! Ma intanto segnatevi la data! Mio primo lavoro da professionista del fumetto (nel senso che è un lavoro per cui sono stato pagato).
Altri fumetti letti
Sul filo di lana, oggi ho comprato e letto il primo numero (di 6) del Dylan Dog di Sclavi, I racconti del domani. Una serie nata per la libreria che ora approda in edicola con albi con copertina quasi rigida e formato di poco maggiore al bonelliano.
È sempre interessante leggere Tiziano Sclavi che ovviamente non è mai banale. Qui il formato slim diventa ultra-slim visto che nelle 64 pagina ci sono 4/5 racconti di varie lunghezze. Una misura non sempre facile da digerire perché la brevità fulminante non sempre è efficace. Un albo per tanti, per chi ama Dylan, per chi ama Sclavi e per chi ama i disegni e i colori internazionali di Gigi Cavenago. Non ne sono stato travolto, ma forse è perché Dylan è ancora per me una certa fase della vita e quando lo rileggo non mi scattano quelle emozioni di allora. Ma si tratta di un problema mio e comunque al contempo quando leggo Dylan difficilmente si tratta di qualcosa di anonimo e anche questo è un valore.